Un file immagazzinato in un computer ha una durata illimitata o si rischia di perderlo dopo un certo numero di anni? Lo sviluppo tecnologico offre sicuramente grandi strumenti per la conservazione dei beni culturali, ma al tempo stesso dà meno certezze rispetto a metodi di conservazione più tradizionali. E’ il caso delle carte, dei documenti che a Napoli vengono custoditi da secoli nell’Archivio di Stato e che continuano a mantenersi in ottimo stato e a rappresentare la base di studio per gli storici.
Di conservazione delle carte e di prospettive future nel settore si è parlato in un convegno organizzato dal Consiglio Notarile di Napoli nella Sala Filangieri dell’Archivio di Stato dal titolo “La conservazione del documento: da attività di
interesse generale a strumento di ricerca storica”.
“Abbiamo voluto questo convegno – ha sottolineato il presidente del Consiglio Notarile di Napoli, Giovanni Vitolo – d’accordo con l’Archivio Notarile, con l’Archivio di Stato e con l’Università Federico II, con un’attività interistituzionale che mette in risalto il percorso che va dalla formazione del documento, in cui i notai intervengono direttamente, ad una fase successiva, quella della conservazione del documento
nell’interesse generale della collettività che passa prima dall’Archivio Notarile e poi dall’Archivio di Stato in cui i documenti vengono periodicamente trasferiti. A questo punto queste carte diventano strumento di ricerca sia per il singolo cittadino, sia per gli storici, sia per coloro i quali svolgono l’attività accademica, che può trarre frutto estremamente importante dalla conservazione documentale degli atti notarili”.
“I documenti – ha osservato il notaio Dino Falconio – non sono soltanto qualcosa di cartaceo che poi si può disperdere ma, conservati, possono costituire una memoria della collettività. E gli archivi sono proprio dei grandi luoghi di raccolta di questa
memoria il che vuol dire che dei grandi luoghi raccolta dell’identità di una comunità. Ecco perché è importante analizzare questi aspetti e ritrovare attraverso i documenti, cioè attraverso le fonti dirette, la nostra storia”.
“L’Archivio di Stato – ha sottolineato la direttrice, Candida Carrino – è la casa delle carte. Noi abbiamo grande fiducia nei documenti perché durano per millenni, mentre sappiamo che strumenti di conservazione informatici sono diventati obsoleti
nel giro di pochi anni. Basti pensare le videocassette o ai cd. Perciò siamo così legati al cartaceo e al pergamenaceo, anche se non dobbiamo sottovalutare ciò che la tecnologia può fare per noi. Gli atti notarili costituiscono una tipologia documentaria
importantissima perché dalla loro lettura complessiva abbiamo la possibilità di costruire un affresco sociale ed economico della società in un determinato periodo di tempo”.